Olio e Vino

L’olio extra vergine di oliva biologico Meo Modo

Coltivo circa 600 piante di ulivo, qualità taggiasca. Una cultivar che ha trovato il suo territorio di elezione, in questo angolo di Liguria, compreso tra la provincia di Imperia e quella di Savona. Il suo habitat è la collina, sferzata dalle brezze marine. I suoi tronchi giganteggiano sui bordi dei terrazzamenti in pietra a secco.

L’olivo è una pianta non sempre generosa in termini di quantità, ma dalle sue olive di pezzatura piccola si ricava un olio di razza, apprezzato in tutto il mondo. La sua caratteristica è l’equilibrio. Esalta i piatti senza dominarli. I sentori di carciofo, di pinolo, di mandorla lo rendono immediatamente riconoscibile.

L’Olio extra vergine di Oliva Meo Modo è biologico, certificato da Icea. Non uso diserbanti, né insetticidi, né concimi chimici.

Poto le mie piante ogni anno, le nutro con concimi organici quando è necessario e poi lascio fare alla natura.

A volte produco di più, a volte di meno, a volte nulla. Piogge sulla fioritura, estati troppo siccitose, grandinate, tempeste di vento possono trasformare un’annata produttiva in una povera. Fare agricoltura, specialmente biologica, vuol dire imparare ad accettare quello che viene e riconoscere che la Natura ha le sue leggi e spesso, queste contraddicono quelle dell’uomo.

La vigna

Il vino è la mia passione. Ma purtroppo non possedevo vigneti. E intorno a me non c’era nessuno interessato a vendere o ad affittare i propri. Allora decisi di fare a modo mio. Possedevo un appezzamento di proprietà in una posizione splendida. Era stata la vigna di un uomo che chiamavano “U cascè”: il cassiere per la sua abilità a far di conto. Ma era stato abbandonato da tempo immemorabile. E se ci entravi dentro non avevi più visuale, potevi vedere solo il cielo, guardando in alto. Tutto interno rovi, malerbe, pini a terra, abbattuti dal maltempo e colonizzati dall’edera. Altri ancora in piedi, ma rinsecchiti e in equilibrio precario. È stata un impresa. Ma quel terreno l’ho ripulito.

Ed ora c’è di nuovo un piccolo vigneto, il vitigno è quello tipico di queste parti: il pigato. 

Ne ricaviamo un vino di gran carattere: il Cà di Papi bianco. Non è un bianco slavato: ma un vino potente.

Tutto si declina sulle note alte: alcol, acidità, sapidità. Ne viene fuori un equilibrio perfetto: un peso massimo che però, come Mohamed Ali, è leggero e danza come una farfalla.